Borgo Baccile Resort by Vini Fantini


Testo e foto di Paolo Simoncelli

Al Resort di Borgo Baccile, contrada di Crecchio, le antiche dimore rurali sono radunate intorno alla piscina a sfioro che da su un mare verde di vitigni, compreso il Shiraz dell’Iran. Dopo certosini restauri conservativi, i raffinati ambienti portano i nomi degli antichi inquilini: trasudano storie di vita, calore umano. Ci sono la casa del Peparo, della Cericola, del Dottore, di Rosina, di zia Suntina. Ospitano chi vuole staccare dal mondo, ritemprarsi tra i vigneti, nella pace della natura. Stridente contrasto: dove un tempo passava la linea Gustav e infuriavano combattimenti, alleggia la quiete. È il regno di Nico Sciotti, l’irriducibile autoctono che quando va via ha già voglia di tornare. Gli fanno compagnia Gelsomino, l’asino che gli salta al collo più della fidanzata e i tre cuccioli avuti dalla compagna Asia: Pasqualino, Rosina e Dora, l’ultima arrivata. “Sono in pochi a saperlo ma la minuscola Crecchio che sta a poco più di un chilometro”, dice Nico tra i grappoli d’uva che danno i pregiati vini Fantini della casa, tra cui il pluripremiato “Edizione Cinque Autoctono”, un blend di 5 uve, “è stata anche capitale d’Italia. È la prima cosa che le maestre insegnano ai bambini”. Incredibile ma vero. Durante la fuga verso Brindisi infatti, era il 9 settembre 1943, Re Vittorio Emanuele, amico del Duca De Riseis, il proprietario del castello, sostò qui per una notte. “Le case dell’albergo diffuso”, spiega Nico,“appartenevano alla nostra famiglia da generazioni. La Seconda Guerra Mondiale spazzò via tutto. Gli abitanti furono sfollati. Le case distrutte languivano nell’abbandono. Riportare qui la vita è stata la nostra missione”. L’opera di recupero è stata affidata a Rocco Valentini, architetto crecchiese esperto nella ristrutturazione di immobili rurali, lo stesso che ha realizzato il giardino del Borgo. Quest’ultimo è ispirato al trabocco abruzzese ma è stato realizzato coi pali dei vigneti. “In questo modo”, spiega Nico, “abbiamo tracciato una sorta di cordone ombelicale che lega le nostre due anime: la terra e il mare”.



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