Ogni anno, tra aprile e maggio, il sentiero di Monte Sacro nella campagna di Mattinata, si trasforma in un paradiso botanico che non ha eguali in Europa. Decine di meravigliose orchidee, d’ogni specie e dimensione, dai 15 centimetri a un metro, spuntano tra l’erba in un trionfo di profumi e colori. La particolarità del sentiero, in contrada Stinco di Monte Sacro, è che vi fioriscono 60 delle 93 varietà di orchidee di tutto il Gargano. E infatti, a primavera, si assiste ad una invasione d’appassionati e studiosi, tutti a zonzo lungo il sentiero per fotografare e osservare orchidee. La spettacolare fioritura è il risultato del perfetto equilibrio tra il seme della pianta ed un particolare tipo di fungo, l’ife. Se prevale l’uno o l’altra, l’orchidea non fiorisce. Angela Rossini e Giovanni Quitadamo, appassionati naturalisti, membri del G.I.R.O.S, Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee, si dedicano da anni alla ricerca e allo studio dei fiori e conoscono ogni centimetro del sentiero. In attesa di ammirare lo spettacolo dal vivo, potete osservare le bellissime monocotiledoni nel volume Orchidee spontanee nel Parco Nazionale del Gargano, dove i due studiosi raccontano caratteristiche botaniche e curiosità delle diverse varietà. La miglior occasione di visita potrebbe essere a fine aprile, quando, ispirato da Angela, va in scena il Festival dell’Orchidee, un concentrato di eventi naturalistico-culturali. Una sola accortezza: le orchidee appartengono a tutti. Si guardano. E non si raccolgono.Chi riesce a staccarsi dalla magia dei fiori, procedendo lungo il sentiero, arriva in trenta minuti ai maestosi resti della millenaria abbazia della SS. Trinità, immersa in un secolare isolamento. Addossata a una lecceta, è tutto quello che rimane di uno degli edifici più interessanti dell’architettura romanica-pugliese, risparmiato dalle manomissioni post-medievali e innalzato intorno al Mille nel luogo un tempo consacrato a Giove Dodoneo. Sopraffatti dalla pace, è difficile immaginare che nel 1200 l’abbazia benedettina fu un brulicante centro di studi. Ne fu rettore anche l’abate Gregorio, amico di Federico II. È quassù, spulciando i numerosi volumi della biblioteca, che scrisse il famoso poema didascalico in latino, Periton, Antropon, Theopissis sul sapere medievale
Mattinata, le Orchidee e l’Abbazia
Testo e foto di Paolo Simoncelli
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