Azzurrina, “lo scherzo del diavolo”

21 giugno 1375, castello di Montebello, dintorni di Rimini. Guendalina, bimba albina di 5 anni, pelle bianca, capelli diafani dalle striature blu, occhi celesti da cui il nome, Azzurrina, scompare senza lasciar traccia inseguendo una palla di stracci caduta nel nevaio. Gli armigeri la cercarono ovunque, mentre fuori infuriava la tormenta: nulla. Molti secoli dopo incominciarono ad aleggiare nel maniero voci sinistre, sospiri, lamenti, eteree apparizioni. Qualcuno iniziò a millantare la presenza del fantasma di Azzurrina attraverso inconfutabili prove: pianti e urla registrati su nastro magnetico. Frotte di ghostbusters e ricercatori del paranormale si precipitarono per captare variazioni di energia, ogni 5 anni soprattutto, nel solstizio d’estate, il giorno in cui la bimba scomparve. Vero oppure no, vengono i brividi percorrendo il corridoio dove campeggia il ritratto dai grandi occhi celesti, proprio sopra la botola dove scomparve 649 anni fa. Eravamo in pieno Medioevo, epoca di superstizioni e la povera bimba, figlia di Uguccione, feudatario di Montebello, era tenuta reclusa dalla madre nel castello: la vista di un’albina considerata “scherzo del demonio” avrebbe potuto scatenare una caccia alle streghe. Le reazioni dei visitatori sono duplici: chi sghignazza scrollando le spalle, chi se ne va, soprattutto dopo la visita notturna con l’ascolto delle agghiaccianti registrazioni, visibilmente turbato. Per il Cicap, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, molte cose non tornano. Nessuna prova storica, nessun documento attestano l’esistenza di Uguccione e della figlia albina. E non esiste una sola leggenda che parli di Azzurrina. Il primo riferimento al fantasma risale al 1989. “Strano”, dicono al Cicap, “proprio quando, dopo tanto tempo, finirono i restauri e iniziarono le visite a pagamento del castello”.