Vipiteno, il “Calvario” delle tavole Multscher


Testo e foto di Paolo Simoncelli

Nell’antico sito dei Cavalieri Ospitalieri, sede della Commenda dell’Ordine Teutonico, si nasconde un capolavoro dimenticato: le quattro tavole di Hans Multscher. Erano le ante dell’altare tardo gotico a portelle, capolavoro quattrocentesco d’ispirazione teutonica realizzato dal celebre artista di Ulma per la Chiesa Nostra Signora della Palude Le tavole non sono sole in realtà ma idealmente vegliate dalle due eccelse sculture dello stesso maestro ai lati dei dipinti, il San Floriano e il San Giorgio. Dipinte su entrambi i lati con buona probabilità tra il 1458 e il 1459, le grandi tavole raffigurano con un realismo sorprendente, in alcuni casi sconvolgente, coinvolgenti scene religiose da cui i tanti analfabeti dell’epoca attingevano “a piene mani”, una sorta di grande libro parlante. Su un lato le portelle dai brillantissimi colori, come appena ripassati, rappresentano la Passione di Cristo: la Flagellazione col Cristo legato alla colonna, Cristo orante e i tre Apostoli dormienti nelle loro tuniche bianca, rossa e celeste, Gesù martirizzato e dileggiato, la Salita al Calvario dove appare l’inquietante personaggio che fa le boccacce alla Vergine. Sull’altro lato invece le tavole mostrano le delicate scene della Vita di Maria: L’Annunciazione, L’Adorazione del Bambino con Giuseppe nell’atto di asciugarsi il piede e la Vergine in preghiera accanto al Bambinello sulla raggiera che fa da culla, L’Adorazione dei Magi, la Morte di Maria, circondata da volti attoniti, tra cui San Giovanni che nasconde il dolore dietro le mani. Prima di tornare nella “culla” museale vipitenese le otto tavole di Multscher hanno vissuto anche loro una sorta di Calvario: rimosse in epoca barocca, cedute controvoglia, senza indennizzo, dal comune altoatesino e poi finite a Berlino, vagheggiate dal maresciallo del Reich Herman Göring, smarrite in epoca fascista, confiscate dagli Americani, depositate a Palazzo Vecchio di Firenze.



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