Nato pastore, amante della terra, ancora oggi ottimo produttore di formaggio pecorino siciliano dop, Lorenzo Reina è conosciuto soprattutto come scultore di successo. Nel piccolo battistero ricavato dalla mannira, l’antico ovile che si affaccia sulle sue terre, è ospitato il suo museo personale. Attorno pascolano le sue greggi e i suoi settanta ciuchi, con cui produce il prezioso latte d’asina. Le sue opere in pietra, giganteschi volti studiati per impigliare e scomporre i raggi del sole, per celebrare i solstizi e per scandire le fasi lunari, sono sparse nei campi assieme a pecore e muli, antichi pagliai in sasso e maestose piante di ciliegio. Ma anche in tutto il comprensorio dei Monti Sicani e nella provincia di Agrigento. La sua opera più spettacolare, a mille metri di altezza sulle colline di Santo Stefano di Quisquinia, è il Teatro di Andromeda, a picco sulla valle e con il mare sullo sfondo. Muri a secco e ciclopiche sedie rispecchiano la forma degli astri e la costellazione di Andromeda. È concepito per leggere poesie e recitare opere in dialetto o in greco antico. E soprattutto per mettere in comunicazione il cielo con la terra, perché “il teatro è un astronave che permette lo spostamento tra i mondi”. Al solstizio d’estate, il sole del tramonto esce sgorgando come una lancia di luce dalla bocca aperta di una scultura. Si resta quasi accecati da tanta bellezza. Si chiudono gli occhi per aprire il cuore.
Scultore e pastore
Testo e foto di Federica Botta e Alessandro De Rossi
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