Civita Castellana, il corniciaro con la stufetta


Testo e foto di Paolo Simoncelli

Tra Forte Sant’Elmo e la Cattedrale, giù per i vicoli, da una casa all’altra, covano i segreti di una piccola Stalingrado. “Fino agli anni ’70, all’ombra delle torri medievali, qui c’erano 16mila abitanti e 16mila comunisti” racconta Massimo Ricci, il corniciaro, da quarant’anni nella bottega di piazza San Clemente 19. “Era tutta rossa Civita Castellana, di un rosso sanguigno”, spiega mentre armeggia accanto a una stufa, “adesso sono tutti imbastarditi.” Nella vecchia bottega dove il disordine creativo impedisce a uno spillo di toccare terra, la stufetta svolge una duplice funzione: primo, manda tepore, che d’inverno è una manna; secondo, riscalda a bagnomaria dosi ponderate di gesso di Bologna e colla di coniglio. Il composto, una volta spalmato sul legno della cornice di noce, quercia, ulivo, accoglierà la doratura. “Do quattro mani di gesso e poi passo alla doratura a foglie”. L’oro però non è lucido e così, per dare lucentezza, Massimo passa alla brunitura con la pietra d’agata. Per realizzare una cornice impiega due settimane lavorando cinque ore al giorno. In questo mestiere, il tempo va lasciato in pace. Bisogna che scorra. Il gesso ci mette venti giorni per asciugare? Bene, Massimo aspetta 20 giorni. Se usasse il phon per accelerare i tempi dell’essicazione, rovinerebbe tutto. I risultati del lavoro, cornici di ogni forma e dimensione, ognuna un pezzo unico, piccoli capolavori, è accatastato sui tavolini oppure appoggiato alle mura di quella che cinquant’anni fa era una fabbrica di ceramica. Nella bottega c’è anche una bellissima cornice in legno di quercia di 100 anni. Massimo l’ha ricavata dal supporto di una vecchia botte che stava in cantina. La cornice è ancora qui. “E chi me la chiede?” dice. “Le cornici le comprano tutti all’Ikea”.



#consigli #maniegenio #lazio #CivitaCastellana #Artigianato #CorniciArtigianali #MassimoRicci #ArteTradizionale #BottegaStorica #MadeInItaly