Stefano Pierotti è il “provocatore” che piazza opere contro ingiustizie e mercificazioni dell’arte. I blitz non si contano. Ha marchiato di sangue i cartelli del parcheggio a pagamento dell’Ospedale di Camaiore e sistemato il cartello SC(ogli)ETTINO sul litorale di Livorno dopo il disastro del Giglio. Poi è passato alla scultura del ciclista dopato fatta con 1500 siringhe, alle sei teste in resina di Berlusconi, i berluscrotti, testoni macchiati di rosso fino al disfacimento dei lineamenti, a simboleggiare la caducità del potere. “In un mondo anestetizzato”, dice, “fa bene risvegliare le coscienze”. Il Crocifisso in bronzo del Giubileo 2000 invece, commissionato dal Vaticano, icona della giornata mondiale della gioventù, fu abbandonato dopo l’evento in un cantiere. Era l’arte umiliata dagli uomini e così, l’8 settembre 2011, caricata l’auto di barattoli di vernice, l’imbrattò di rosso. “È così oggi l’arte, umiliata, offesa. Più fai stronzate, più sei apprezzato”. I lavori “ufficiali” di Stefano invece, tra questi Dream, Insolito Risveglio 2015, Ascensione, la statua di Pavarotti a Modena, quella in marmo di Carrara di Papa Giovanni Paolo II al Gemelli, i progetti di interazione arte-natura, invitano alla contemplazione. Oltre le radici in particolare, monumento all’emigrazione nella rotonda di Lucca, accompagnato da un’infinita sequela di polemiche, di modifiche e interventi da parte dell’artista, ha avuto alla fine il meritato encomio di Vittorio Sgarbi. “Pierotti”, ha detto, “è il Bansky di Lucca”. Poi c’è la statua di Senna a Imola, dove non manca mai un fiore. L’artista ha immortalato Ayrton a capo chino, accanto alla pista dove morì, talmente reale che vien voglia di aspettare che si svegli. Per commemorare i 30 anni dalla morte, Stefano ha recentemente donato alla città il pannello murale del volto del pilota: sette lastre di ferro di corten tagliate, saldate e dipinte. In sintonia coi valori umani di semplicità in cui Senna credeva, l’opera sta in un anonimo edificio Acer di edilizia residenziale pubblica, in via Cenni 10.
Stefano Pierotti, “il provocatore”di Pietrasanta
Testo e foto di Paolo Simoncelli
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