In una casetta di Sappada, Diego Piller Cottrer, l’”uomo-orso”, alto, grosso, ricoperto da una folta pelliccia di montone, ha terminato la vestizione. Il vello dai lunghi peli scuri del rollate arriva al ginocchio. Ricopre i pantaloni a righe bianche e marroni fatti con la coperta che si metteva sulla groppa delle bestie. Il volto sparisce dietro la maschera lignea dagli enormi baffi e le folte sopracciglia: la cassa di risonanza migliore per chi si appresta a dialogare in farsetto, goschn, col pubblico giù in strada e non vuole farsi riconoscere. Adesso che il rollate si muove, il movimento provoca il fracasso delle rolln, le sfere di ferro, sei chili circa, appese alla vita. A vestizione completata, la maschera pesa 10-12 chili. Non è facile sostenerla per ore. Da uomo maritato, Diego tiene al collo il fazzoletto rosso, l’hontich. Chi invece porta quello bianco deve darsi da fare per trovar moglie. L’accompagnano in paese i pajazn, i due pagliacci dai lunghi cappelli a punta. L’ultimo “tocco” è la scopa di rami d’erica che l’”uomo orso” impugna come uno scettro. Il gigantesco rollate si trascina ad ampie falcate, gigantesco, più grande del massiccio del Peralba, più imponente dei rilievi dolomitici che vegliano su Sappada, “isola” linguistica germanofona nella valle del Piave. La particolarità del Plodar Vosenòcht , il carnevale di Sappada, è che va in scena per le tre domeniche di fila prima della Quaresima. Si incomincia con la domenica dei poveri, Pèttlar Sunntag , a Cima Sappada, quando vanno in scena le maschere (lettern) raffiguranti le attività più umili. A questa segue in borgata Kratten, la Paurn Sunntach, domenica dei contadini, con le bellissime scenografie degli antichi mestieri. Chiude il carnevale, in borgata Granvilla, la Hearn Sunntach, la domenica dei ricchi. È il giorno in cui sciamano per Sappada raffinati personaggi avvolti nei costumi di un tempo.
Sappada. L’uomo orso i giorni del Rollate
Testo e foto di Paolo Simoncelli
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