San Matteo della Decima, il rogo delle Befane Giganti


Testo e foto di Paolo Simoncelli

Nella campagna bolognese le befane non volano sui tetti di San Matteo della Decima. Alte come sono, fatte di stracci e paglia, se ne stanno impettite nei campi, probabilmente considerata la stagione, tra bassi cieli grigi e pioggia leggera. La luce del giorno dura poco e così al crepuscolo dell’Epifania sono pronte all’estremo sacrificio. Al grido“a brùsa la vècia”, vengono ridotte in cenere per dimenticare l’anno vecchio e propiziare buoni auspici per quello nuovo. Fino a pochi anni fa le befanone di San Matteo erano una decina, gigantesche, alte fino a 10 metri se consideriamo la punta del cappello. Oggi sono 4-5, alte più o meno la metà: i tempi cambiano e le befane non sono quelle di una volta. “I giovani”, dice Floriano Govoni, anima e cuore del paese, editore e ispiratore di Marefosca, periodico di cultura locale,“vogliono divertirsi, fare abbuffate in allegria. Non badano molto alle loro radici”. Lo spettacolo resta ammaliante: fuochi ancestrali nella notte più magica dell’anno. Le befanone dallo scheletro fatto di due assi incrociati di legno o ferro, uno verticale e l’altro orizzontale, viene ricoperto di paglia e poi agghindato con enormi cappelli, occhialoni di carta, grande scopa di saggina, la melga. Dipenderà dalla fantasia e buona volontà delle famiglie, per esempio i Lanzi e gli Sgarbi, che adempiono al “rito” en plein air, nella piatta campagna bolognese. Servono olio di gomito, montacarichi per sollevare le balle, trattori e buona volontà. Ma perché la vecchina che porta dona ai bimbi viene bruciata? “È una sorta di Giano bifronte”, spiega Floriano. “Da una parte la Befana buona, messaggera dell’Epifania, manifestazione della natura divina di Cristo ai Re Magi che portano doni al Bambinello e simbolicamente a tutti i bambini, dall’altra la personificazione di Madre Natura che oramai vecchia, stanca, rinsecchita, senza più doni da offrire, viene bruciata perché dalle sue ceneri nascano nuovi frutti”. Floriano si spinge oltre: “Potrebbe anche trattarsi di una rappresentazione del sacrificio di Gesù che si immola sulla croce perché il mondo liberato dal peccato torni a nuova vita”.



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