I cantastorie tra i cornuti


Testo e foto di Paolo Simoncelli

A Santarcangelo di Romagna, durante la fiera di San Martino, le corna infiocchettate di un bue appese all’arco di piazza Ganganellli, attendono le proprie “vittime”. Chi ha fatto qualche scappatella dovrebbe evitare di passarci sotto: le corna incomincerebbero a dondolare. Meglio sprofondare nella babele di folla che per una settimana brulica nella città di Tonino Guerra. Prima o poi sarete attratti da una voce che si accompagna a una chitarra, un organetto, un tamburello, una fisarmonica, una di quelle voci che non si sentono più. Sono i cantastorie che ogni anno a novembre migrano qui a Santarcangelo, come negli anni in cui andavano di piazza in piazza e la gente correva ad ascoltarli. Erano loro, non c’era la televisione, a portare le notizie, a raccontare in musica e parole, cosa succedeva nel mondo. Accompagnavano la ballata a smorfie, a poliedriche espressioni, come se le loro facce fossero di cera. Interpretavano, così la notizia diventava teatro. Quando arrivavano nei paesi i cantastorie si appostavano in una stradina, in una piazzetta. Sistemavano un pannello con qualche storia a fumetti dipinta sopra e poi incominciavano a raccontare in musica di eventi tristi e lieti, di guerre e di politica, mettendo alla berlina questo e quello. Una parte di questo mondo si ricompone ogni anno a Santarcangelo. Per due giorni i cantastorie si esibiscono nel centro storico, a piazza Ganganelli e ogni tanto in via Battisti. Negli anni sono arrivati da ogni parte d’Italia con in testa la decana dei cantastorie, la mitica, compianta Dina Boldrini, classe ’29, da Castelfranco Emilia. È meraviglioso, nell’era in cui la qualità della musica ha toccato il fondo del barile, ascoltare vecchie ballate in rima, dialetti, vedere gesti che ricamano l’aria. Una sola critica: all’organizzazione. I cantastorie dovrebbero tenere i loro spettacoli sguinzagliati per il paese, liberi come un tempo di andare per vicoli e piazzette. Invece sono ghettizzati sotto un tendone e mentre si esibiscono giganteggia alle loro spalle l’insegna pubblicitaria di una banca.



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