A Dosoledo, il Carnevale di Santa Plodia, uno dei più sconosciuti e spettacolari dell’arco alpino, inizia molto presto. La vestizione del Lakè e del Matazin, maschere guida del corteo, eleganti e raffinate, inizia quando ancora il buio aleggia sui tetti. Ora che Paola De Monte ha passato il testimone, è l’Associazione Chei d'Santä Ploniä ad occuparsi del “rito”. La vestizione dei giovani che interpreteranno i due personaggi procede lenta. C’è anche una piccola corte dei miracoli, i “pagliacci” dai volti decorati e variopinti costumi. La vestizione è complicata come si conviene per costumi complessi, dai colori sgargianti, ricchi di scialli, nastri, sciarpe, coi lunghissimi cappelli a cilindro decorati con fiocchi variopinti. Ogni anno cambiano gli interpreti delle due maschere e bisogna rifare il costume di sana pianta. Servono la protezione di gommapiuma sulla schiena, una sorta di zainetto pieno di sonagli, lunghi calzini bianchi coi ricami rossi, pantaloni di seta con una gamba di un colore e l’altra di un altro, scarpe coi fiori e l’incredibile cappello, rosso per il Matazin e nero per il Lakè. Intorno alle 9 inizia l’allegro corteo itinerante e il tradizionale giro dei bar. È il Matazin che saltella in testa al gruppo a decidere dove entrare: è un onore ospitare il corteo di carnevale tra canti, musica e danze vorticose. Il compito dell’altra maschera guida, il Lakè, è annunciare l’arrivo delle maschere. Il sale della sfilata è invece il caratteristico “saltello” che Matazin e Lakè inscenano l’una di fronte all’altra, una sorta di ringraziamento per l’anno vecchio finito e di buon auspicio per quello appena nato. Completano il corteo le maskri de bela e de vecia, le maschere belle e le maschere vecchie, lineamenti gradevoli e giovanili le prime, ripugnanti le seconde. L’altro aspetto interessante è dato dalle maschere lignee dei figuranti, molte realizzate da Stefano Golin, l’abile intagliatore che gestisce l’edicola-enoteca-libreria e molto altro ancora, in via Roma. È qui che potete acquistare, o semplicemente ammirare, le sue splendide opere in legno di cirmolo dipinte a mano.
Dosoledo, Lakè e Matazin
Testo e foto di Paolo Simoncelli
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