I dodici camini dalle pareti annerite attendono nella grande Sala dei Fuochi. Durante i giorni dell’anguilla la Manifattura dei Marinati, museo-laboratorio di produzione ittica, funziona a pieno regime. Nell’antico luogo di lavorazione le anguille scivolano in fondo ai secchi colorati, l’una accanto all’altra, in attesa del triste destino. Decapitate con un colpo secco d’accetta da un terzetto di “aguzzini” vengono infilzate nei lunghi spiedi e appese in fila indiana sulle aste di ferro del camino. Oggi come un tempo sono i ceppi di legna ad alimentare il fuoco: in un lampo fiamme e scintille arroventano l’aria. Non ci vuole molto perché incomincino a cuocere a fuoco lento centinaia di tranci d’anguilla che per gli ultimi singulti delle terminazioni nervose si muovono ancora. Per gli addetti ai lavori funziona tutto come una cinica catena di montaggio ma chi ha un cuore animalista sente un groppo in gola. Non devono essercene molti però di animalisti alla sagra dell’anguilla di Comacchio che cade a ottobre: ristoranti, botteghe e cucine fumanti sono prese d’assedio. Allegre famigliole si siedono ai tavoli lungo i canali che attraversano la città. Affondano la forchetta in un risottino d’anguilla, rimescolano il ragù del serpentiforme pesce nella polenta. Qualcuno lecca un cono gelato al gusto d’anguilla, altri addentano panini imbottiti d’anguilla marinata o fanno la spesa nell’antica pescheria dai banconi di marmo. L’immensa manifattura, fulgido esempio d’archeologia industriale, ospita anche la Sala degli Aceti con le gigantesche botti per la salamoia e la “calata”, il vecchio approdo dei barconi che scaricavano proprio qui il pesce destinato alla marinatura.
Comacchio, l’inferno delle anguille
Testo e foto di Paolo Simoncelli
#consigli #maniegenio #emiliaromagna #Comacchio #ManifatturaDeiMarinati #Anguilla #TradizioneCulinaria #Gastronomia #Cultura #ArcheologiaIndustriale #SagraDellAnguilla #FoodLovers #Italy