La Cascina Pizzavacca, splendida e intatta casa colonica di fine ‘700 non lontana dalla corona di boschi che costeggiano gli umori del Po, è annunciata da un vecchio cancello in ferro battuto: subito oltre s’allungano i campi della tenuta agricola. Sembra di vederli, di annusarli i colori, gli odori di una volta: voci di contadini, cigolio di carri tirati di poderosi buoi tra zolle di terra e file di frutteti. Si va molto indietro nel tempo, qui a Soarza. La cascina è presente persino in una mappa del 1581 presso la Galleria Vaticana delle Carte Geografiche. È in questo angolo di mondo scampato alla tecnologia che diversi anni fa Emanuele Pisaroni e papà Bruno, i titolari, passavano la maggior parte del tempo. Trafficavano in una sorta di antro medievale pieno di alambicchi e bilancini, soppesando e miscelando i genuini prodotti coltivati nei terreni della cascina. Ne è passato di tempo. Oggi la trasformazione avviene nel moderno laboratorio ricavato nelle stalle dove fino agli anni ’80 si mungevano le mucche. Sono quasi 25 gli operai che armeggiano tutto il giorno per creare confetture di frutta, sottoli (per esempio di cipolla rossa in agrodolce, cavolfiore, asparagi, carote), salse di pomodoro, creme e salse di verdura, nettari di frutta (albicocca, pera, susine, pompelmo, mango, mirtillo), confetture (arancia, mela cotogna, fico, ciliegia, pesca). La distribuzione copre l’intero mercato italiano, in parte nordeuropeo, fino al lontano Giappone. Qualche anno fa i genuini prodotti dell’azienda, la cui sostenibilità è garantita dai pannelli solari, allietavano regolarmente persino la mensa del sultano del Qatar. “In una bottiglia da un litro”, dice Emanuele, “ci sono 900 grami di purea di frutta fresca che conserva integralmente le proprietà organolettiche delle vitamine e dei sali minerali”. Alla Cascina Pizzavacca è “tutto naturale”: niente coloranti o additivi industriali. La conservazione è garantita un paio d’anni. Sottoposti ad una lavorazione ad alto contenuto tecnologico abbinata alle antiche usanze contadine come la vasocottura, i prodotti mantengono inalterata la qualità.
La cascina della qualità e i prodotti che allietavano il sultano
Testo e foto di Paolo Simoncelli
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