Tra il 2007 e il 2015, i megalitici kolossoi, alti più di due metri, ritrovati in più di 5000 pezzi, dopo l’oblio in anonime casse che perdurava dal fortuito ritrovamento degli anni ’70, sono stati restaurati, ricostruiti e degnamente esposti nel nuovo allestimento del Museo di Cabras. Oltre 28 rappresentazioni di guerrieri, pugilatori ed arcieri, dall’enigmatico volto a T tipico dei bronzetti e delle statue stele corse, databili tra il XI e IX secolo a.C. Probabilmente sono tra le più antiche statue a tutto tondo dell’area mediterranea e forse in origine erano disposte lungo una sorta di cammino sacro nell’unico santuario di questo tipo rinvenuto in tutta l’isola. Una sorta di statue di Pasqua nostrane. Mont’e Prana sembra ergersi come una sorta di mega tempio, ben visibile dal golfo di Oristano, che cancella l’idea di una civiltà nuragica in decadenza, lontana dal mare ed in fuga dalle coste all’arrivo dei Fenici. Le grandi statue erano lì come per dire: “siamo noi i padroni e siamo potenti”. Eppure, come per ogni nuova scoperta, gli interrogativi si moltiplicano: gli individui sepolti nelle oltre cinquanta tombe erano davvero tutti ragazzi, come appare da una prima indagine? Seppelliti in pochi mesi o nell’arco di secoli? Giovani guerrieri morti in battaglia oppure vittime di un sacrificio collettivo o addirittura di un’epidemia? E quali collegamenti può suggerire il ritrovamento di uno scarabeo egizio nella tomba 25?
Cabras, I Giganti di Mont ‘e Prana del Sinis
Testo e foto di Federica Botta e Alessandro De Rossi
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