Nune Kerobyan, pittrice armena, non abita molto lontano dal Caffè e Coloniali di Pomezia. Lei il caffè non solo lo beve ma lo annacqua per intingerci il pennello. Crea splendidi acquerelli su carta cotone. Per la prima volta il caffè si annusa e si vede: l’arte visiva applicata alla nerissima bevanda. Una delle più belle serie di Nune, dieci vedute sulla città di Roma, l’ha realizzata per la torrefazione Fantini: piazza Navona, Fontana di Trevi, il Colosseo, il ghetto ebraico, un “nasone” (le fontane della città), piazza di Spagna, la Bocca della Verità. Eteree vedute in punta di pennello alla fragranza di caffè. Nune utilizza diverse concentrazioni di caffè, molto denso oppure diluito con acqua per ottenere un effetto più slavato, etereo. I dieci acquerelli sono diventati il biglietto da visita di confezioni contenenti tazzine col marchio Fantini insieme ai macinati per la moka di vari Paesi. L’artista armena ha realizzato anche opere con la tecnica mista presentata al Louvre. “Non so mai come vanno a finire i miei quadri”, dice. “Nasce tutto mentre dipingo”. Una volta per esempio è apparso il cigno che si trasforma nello sposo, un’altra la tela rossa raffigurante una donna. Strano effetto tutto quel rosso contro il nero del caffè. “Rappresenta il popolo armeno fuggito dalla Turchia durante il genocidio”, spiega l’artista con una piega di malinconia. “La giovane piange lacrime di sangue e tiene in bocca una rosa perché nessuno l’ascolta”. Naturalmente Nune dipinge anche a olio e acrilico. E persino col vino. Recentemente ha dato alle stampe i primi due volumi della serie Libri da colorare, disegni ispirati alle opere di grandi artisti: Leonardo e Michelangelo. Seguiranno Andy Warhol e Van Gogh. Nune fa parte del Gruppo Artisti Lazio Latino guidato da Silvio La Bella.
Nune e i pennelli nel caffè
Testo e foto di Paolo Simoncelli
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