Nelle giornate invernali il Santuario di Pietralba, faro della fede a 1521 metri di quota sullo sfondo del Catinaccio, spunta sopra un mare di neve. Fu il tintinnio di una campana il primo vagito del futuro santuario. A suonarla, cinque secoli fa, fu Leonhard Weissensteiner, contadino afflitto da attacchi epilettici, forse da pazzia. Tenuto in catene al manicomio, nei momenti di lucidità invocava la Madonna perché lo guarisse. La Vergine esaudì le preghiere. Gli chiese di costruire una cappella sul luogo dell’apparizione. Era il 1553 quando il contadino portò a termine la cappella. Durante i lavori trovò una statuetta raffigurante una Pietà: la ripose nella cappella per sottoporla alla devozione popolare. Il resto della vita Leonhard lo trascorse a prendersi cura del luogo, facendosi interprete dei fatti miracolosi di cui fu testimone. La cappella divenne meta di pellegrinaggio e la fama dilagò. Il passo successivo fu la costruzione di un nuovo tempio per far fronte alle frotte di pellegrini. Iniziati nel 1630, i lavori di costruzione della nuova chiesa furono completati nel 1650. La forma attuale è frutto degli interventi realizzati tra il 1719 e il 1722 da Johann Martin Gump, architetto di corte a Innsbruck e da Agostino Maria Abfalterer. A questi seguirono l’impronta barocca del 1753 e la parte conventuale innalzata dai Servi di Maria, i custodi del tempio. Quanto alla venerata statuetta alta 20 centimetri, sta in una nicchia dell’altare decorato a foglie d’oro e argento. Era tale la devozione che qualche fedele, dopo aver baciato la reliquia, prelevava coi denti piccole schegge: mescolate all’impasto del pane avrebbero distribuito la grazia a tutta la famiglia. Molto interessanti il ciclo di affreschi settecenteschi di Adam Mölk e gli ex-voto, quasi 4000, i più antichi seicenteschi, a testimoniare secoli di guarigioni. Tra questi l’uomo scampato all’investimento di una carrozza, il bimbo caduto dalla finestra e altri prodigiosi eventi.
Pietralba, il “Duomo” delle Dolomiti
Testo e foto di Paolo Simoncelli
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