Nel 1883 un pittore danese, Kristian Zahrtmann, rimase folgorato dalla pace di un borghetto sperduto tra i monti. C’erano colori vividi, la dolcezza degli abitanti. L’artista era in contrasto con Accademia di Copenaghen e così non gli parve vero. Decise di creare nell’isolatissimo angolo d’Abruzzo, non c’era nemmeno la strada, fu completata nel 1900, una scuola per giovani pittori scandinavi. Chi poteva avergli detto che nella sconosciuta valle Roveto, esisteva tra le nuvole, un “eremo” sereno, pieno di donne bellissime che andavano ad attingere acqua coi vasi in equilibrio sulla testa? Qualche modella incontrata al mercato di Avezzano o forse il fedele servitore? “Maestro, ho scoperto l’Eldorado dei pittori! Non c’è nemmeno la strada per andarci in carrozza: è un Paradiso.” Accorse una colonia di pittori scandinavi: danesi, svedesi, norvegesi. Civita sembrava il centro del mondo. Brulicava di uomini armati di pennello. Una sorta di grande studio en plein air. Passavano le giornate a dipingere gli abitanti, scorci del paese, il lavoro nei campi. Il luogo dove soggiornavano, palazzo Cerroni, sta accanto all’antica Porta Flavia, sulla vetta dell’intatta scalinata in conci di pietra che s’arrotola verso la cima del paese. All’interno è ancora integra la sala degli stemmi dipinti dai pittori, uno per ciascuno. Sono 89. Si dice ci siano anche tavolozze, pennelli e altri ricordi di quel cenacolo di intellettuali. Purtroppo il palazzo non è visitabile. Ci sono solo la vecchia lapide sulla facciata che ricorda quel tempo straripante d’energia e, nel centro storico, pannelli informativi con le riproduzioni di alcuni quadri. In fondo al paese invece, sonnecchia l’ottocentesco cimitero napoleonico, abbandonato 80 anni fa. È nella desolazione che riposa “uno dei pittori venuti da lontano”, lo svedese Anders Trulson (1841-1911). La lapide in bronzo, reperto d’architettura cimiteriale, è murata accanto alla lapide di un altro artista scandinavo. Dice così: “Io fui forestiero e voi mi accoglieste”. Le misteriose iniziali, J.H, sono tutto quel che resta di lui.
Civita d’Antino, la scuola dei pittori scandinavi
Testo e foto di Paolo Simoncelli
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