Protetta dal massiccio del Velino, non lontano dal borghetto di Rosciolo, la chiesa di Santa Maria in Porclaneta in pietra calcarea locale appare in una valle solitaria. Ai primi del ‘900 la scrittrice inglese Anne MacDonell, approdò qui a piedi, lungo lo sterrato che collegava il tempio al paese di 400 anime, arroccato su una piattaforma tufacea. “Molti ci guardano ad occhi spalancati quando ci rifiutiamo di prendere la carrozzella” scriveva nel suo Viaggio in Abruzzo, “ma è magnifico salire a piedi attraverso la campagna”. Oggi come un tempo la chiesa è simile ad un vecchio granaio, a 1000 metri d’altitudine, lontano dal trambusto degli uomini e del mondo. Il mistero aleggia sulle origini. Innalzata nel VI-VII secolo sui resti di un preesistente tempio pagano o costruita da monaci orientali in fuga delle lotte iconoclastiche di Leone Isaurico, tra i VII e l’VIII secolo? Sul pilastro destro del nartece una iscrizione latina riporta il nome dell’artefice, il maestro Nicolò: Quest’opera fu fatta dalla mano dell’illustre Nicolò, a cui vivente sia lode e, morto, sia riposo; vivo sia onorato, morendo, sia collocato fra gli astri. Oltre l’ingresso a sesto acuto, sovrastato da una quattrocentesca Vergine col Bambino tra due angeli appare l’armonioso spazio scandito da 5 coppie di pilastri che delimitano tre navate. Il sancta sanctorum è la duecentesca iconostasi sorretta da quattro colonnine, due delle quali tortili, a loro volta poggianti su plutei incisi da bassorilievi raffiguranti un drago (il peccato), un’aquila (San Giovanni Evangelista), un leone (San Marco), il pellicano (Cristo che offre il suo sangue) e una colomba (la salvezza). Rarissima è l’iconostasi in legno di quercia lunga 4 metri, capolavoro d’intaglio dov’erano collocate immagini sacre. Completano la visione altre due gemme: l’ambone (sec. XII) sorretto da colonne con capitelli e archetti su cui appaiono volti, foglie di acanto, grifi, nudi di donna azzannati da cani e il ciborio, un trionfo di ceselli che rimanda alla tecnica “a ricamo” iraniana, grazie alla quale i rilievi sembrano emergere dall’intarsio. L’11 agosto 2011 si recò in visita alla chiesa uno strano personaggio vestito di bianco, papa Ratzinger. Arrivò in gran segreto col fratello Georg. Pregò. Si soffermò a lungo ad ammirare i tesori della chiesa. Parlò con Don Vincenzo Angeloni, come vecchi amici. Prima di ripartire, restò un po’ sotto le querce del Velino. “Voleva respirare”, rivelò poi il parroco, “dopo l’arte dell’uomo anche quella della natura, specchio dell’infinita bellezza di Dio”. Nella sua lunga vita, Don Vincenzo ne aveva viste di tutti i colori. Quel giorno però, non riusciva a credere ai propri occhi.
Santa Maria in Porclaneta, la “chiesa del Papa”
Testo e foto di Paolo Simoncelli
#consigli #GeniusLoci #abruzzo #SantaMariaInPorclaneta #Rosciolo #Velino #ChiesaMedievale #PapaRatzinger #ArteSacra #AbruzzoSegreto #LuoghiDelSilenzio #TesoriNascosti