Ostuni, i cavalli di Sant’Oronzo


Testo e foto di Paolo Simoncelli

Agghindato come una reliquia, il poderoso cavallo murgese e il suo “padrone”, devotissimo di Sant’Oronzo, è tranquillo nella semi oscurità di un garage. Trafficano intorno al quadrupede l’addestratore, amici, familiari. Fanno treccine con la criniera, sistemano fiocchi e coccarde, lavano gli zoccoli, mettono perline, spazzano il lucidissimo pelo nero. Ogni tanto danno pacche rassicuranti sul dorso. È il 26 agosto e qui come altrove, a Ostuni, la “città bianca”, la corte dei miracoli è indaffarata ad imbastire la sfavillante bardatura: nel tardo pomeriggio il destriero parteciperà alla cavalcata di Sant’Oronzo, il patrono che liberò la città dal flagello delle peste del 1646. Garage, piazzette e giardini diventano per un giorno brulicanti atelier della creatività. Succede dal 26 agosto 1803, quando un gruppo di “vaticali”, 43 per la precisione, i corrieri dell’epoca impegnati a trasportare merci di paese in paese, scortarono per la prima volta a cavallo la statua argentea di Sant’Oronzo appena arrivata da Napoli. I 43 devotissimi raggranellarono di tasca propria una piccola fortuna, 4 mila ducati, per saldare il conto all’autore dell’opera, l’artista partenopeo Luca Baccaro. E in più da allora, ogni anno, si sobbarcarono i 258 ducati per sostenere le spese della festa: fuochi d’artificio, musica, addobbi. Tra poco, oggi come un tempo, intorno alle 18.30, cinque cavalli coi loro cavalieri negli sfavillanti abiti d’epoca, si ritroveranno a Largo Trinchera, di fronte alla Cattedrale, per scortare la statua del patrono. I cavalieri sono estratti a sorte tra i quaranta circa che partecipano alla cavalcata. “È un onore”, spiega Agostino Buongiorno, presidente dell’Associazione Cavalcata S. Oronzo, “accogliere il santo quando esce dalla cattedrale per poi scortarlo fino a piazza Libertà”. E pericoloso. Alcuni rinunciano anche se vengono estratti. Il cavallo murgese è infatti per indole mansueto ma quando si ritrova coi suoi simili impone la propria personalità con nitriti, a volte imbizzarrendosi. Occorre abilità per mantenere il cavallo tranquillo mentre scende le ripide, scivolose stradine. Ecco perché i cavalli di Sant’Oronzo portano sopra gli zoccoli una sorta di scarpetta di plastica. L’altro rimedio antisdrucciolo era la ferratura con chiodi di diamante, oramai vietata e in disuso.



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