Il Carignano del Sulcis

Scritto il 29/08/2024


È uno dei rari casi di fantasmi vinicoli o di sopravvissuti all’apocalisse, il Carignano del Sulcis, importato dal Piemonte alla Sardegna intorno al 1780, è miracolosamente sopravvissuto all’attacco di Fillossera, che a partire dal 1866 distrusse i vitigni di tutta Europa, costringendo, d’allora in poi, a coltivare i residui vitigni italiani, innestati sopra radici di vite americana, naturalmente resistente al parassita. Sembra sia stato merito del suolo estremamente sabbioso, se possiamo ancora assaggiare un vino “originale”, che secondo molti esperti moderni è decisamente superiore in aromi e qualità (in pochi altri casi in Italia furono i suoli vulcanici o l’alta quota). Il “filtro” creato dalle radici “americane”, infatti, modifica l’identità e la fragranza del vitigno italiano, nonostante le grandi capacità dei nostri enologi. Il Carignano sopravvisse intatto sino al 1926, quindi si ritirò in alcuni appezzamenti isolati, da dove è stato recuperato dalla Cantina Sociale, che oggi produce con viti ad alberello non innestati dall’età media di 70 anni (le più longeve arrivano a 150!).



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