Fara San Martino vista da Escher

Scritto il 13/05/2025

Testo e foto di Enrico Caracciolo | Articolo pubblicato il 13/05/2025

Nessuno come Maurits Cornelis Escher, l’artista olandese dei mondi impossibili e maestro delle geometrie visionarie passato da qui nel 1928, ha saputo raccontare con un’immagine la bellezza di Fara San Martino: “uno strano effetto di appiattimento imprime all’opera un non so che di fantastico pathos, in cui il paese stesso risulta irreale, appena poggiato e inerte sopra l’incerto crinale che pare, da un momento all’altro, scrollarselo di dosso” (cit. Renzo Zorri). L’artista olandese trova qui ispirazione per la sua xilografia abruzzese con un’incisione su legno in qui attraverso punti e linee si prende gioco delle geometrie reali del paese aggrappato a se stesso. Scoprì questo pezzo d’Abruzzo viaggiando a cavalcioni di un mulo vivendo questo territorio “tra le aree più inospitali dell’Italia”. Gole, valloni, strapiombi della Maiella hanno affascinato Escher che era un viaggiatore ispirato: “Non conosco altra gioia che vagabondare per le colline e attraverso le valli, da paese a paese, sentire gli effetti della natura incontaminata”. Nelle sue incisioni si divertiva con una sconfinata creatività a mettere in discussioni le radicate certezze di un mondo bello e ordinato con rappresentazioni in grado di trasformare il caos in armonia artistica divertendosi ad alterare “rapporti di superficie e spazio, farsi gioco delle leggi di gravità”. Nell’opera di Escher si possono individuare le case arroccate di via Napoli verso il quartiere San Pietro, il corso del ruscello e i ponticelli, mentre sulla destra il quartiere di Terra Vecchia.



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