In Val d’Ega, intorno a Nova Ponente, c’è un sentiero che sotto la neve si veste di magia. Non stupirebbe l’apparizione di un folletto con gli sci da fondo. Parcheggiata l’auto davanti a un albergo dismesso, non lontano dalla città, inizia il cammino. Quando la nevicata è fitta, le ciaspole procedono in un tappeto immacolato. Dovrebbero esserci i cartelli ai margini della via ma non si vedono più. Anche il Cristo dell’edicola votiva a metà del sentiero è parte del paesaggio ibernato. Gli abeti gonfi di neve hanno i rami piegati. Tengono duro poi quando non ce la fanno più lasciano cadere nuvole luccicanti. Dovrebbe esserci qualche casa in mezzo al bosco ma a malapena si distinguono. Il paesaggio assomiglia a un deserto bianco, talmente irreale da impedire ogni punto di riferimento. A volte la visione si apre su ampie vallate, altre volte si restringe. Diventa un filo in mezzo ai boschi. Gli alberi incombono altissimi, bianchissimi. Sembrano prender vita come in una illustrazione di Gustav Doré: eretici dell’Inferno trasformati in tronchi per l’eternità. Si avanza in un silenzio di cristallo, rotto solo dal fruscio delle ciaspole. L’unico segno di vita è il fumo di un camino che riga il cielo. Il passo è lento, soprattutto dopo che la via s’impenna in ripida salita. Qualcuno prova una sorta di euforia. Alla fine del bosco, sperduta nell’immersa spianata a 1650 metri di quota, apparirà la Malga Laab, probabilmente anche lei sepolta di neve. Il panorama da quassù è diafano, monocolore, profanato solo dalle giacche a vento degli escursionisti. Potreste assistere a romantiche nevicate mentre assaggiate le specialità della casa: canederli, ravioli burro e salvia fatti in casa, ottimi strudel; a volte, se la nevicata non accennerà a diminuire, con un ingrediente finale inaspettato: il trattore per tornare a fondovalle. Sono i giorni fortunati in cui la val d’Ega sonnecchia sotto un ovattato, rassicurante manto di neve.