La civiltà ad alveare. Ideale per un'esplorazione a piedi.
Non sappiamo con certezza chi furono le genti che scavarono l’immensa Necropoli di Pantalica, sulle ripide ed inaccessibili pareti della Valle dell’Anapo, per trasformare l’inevitabilità e solitudine della morte in un rito collettivo. La chiamano la Civiltà ad Alveare perché tutta la vita ruotava attorno alle strutture a celle adiacenti delle tombe. Secondo alcuni furono i Sicani, la più antica popolazione dell’isola che, nell’Età del Bronzo, si rifugiò in queste gole in fuga dall’arrivo dei Siculi sulla costa. Secondo altri, furono i Siculi stessi, costruttori della grande città di Hybla, di cui probabilmente il grande Anaktoron è il reperto più importante. Altri ancora sostengono che le grotte siano di epoca neolitica, utilizzate ininterrottamente dal XIII secolo a.C. sino al 664 a.C., quando l’espansione della Siracusa corinzia verso l’interno culminò nella costruzione della monumentale Akrai di Palazzolo e nell’abbandono del sito. Chiunque fossero gli originari ideatori, queste falesie sono un luogo sacro, magico, terapeutico. Tutto intrecciato tra la vita e la morte, la guarigione e la malattia. Il sito restò quasi disabitato per circa 15 secoli, sino all’età bizantina, quando le incursioni saracene spinsero i cristiani a rifugiarsi all’interno. Le tombe furono riadattate in eremi, monasteri, chiese e persino case, nella Grotta del Crocifisso, a San Micidiario e San Nicolicchio. Ancora oggi, nelle grotte e nelle cave, è tutto un fiorire di riti neopagani non ufficiali, che radunano i nuovi credenti attorno a moderne spirali di pietra, forse non meno mistiche e salvifiche di quelle preistoriche.
PERCORSO
Il nome Pantalica si riferisce all’altopiano e ai ripidi versanti sulla falesia dove di trovano le grotte preistoriche scavate nella roccia, l’acropoli ellenica e le chiese di riutilizzo bizantino come San Micidiario, l’Anaktoron e il Villaggio della Cavetta. La Riserva della Valle dell’Anapo, invece è 300 metri più in basso attraversata da una strada sterrata pedonale di 13 km, lungo il fiume e l’antica ferrovia con ponti, gallerie e piscine naturali e pendenze molto dolci. L’ingresso alla Riserva da Ferla, sulla strada Cassaro-Montegrosso (9-tramonto). Dopo circa 8 km si trova il primo bivio con il sentiero che sale ripido sui 300 metri di dislivello verso la Necropoli e i villaggi bizantini di San Micidiario. Un secondo accesso al km 10 verso il Villaggio della Cavetta. Uscita e ingresso anche sul lato Sortino (9-tramonto).
HIGHLIGHTS
L’ultimo puparo - Gianfranco Salonia è l’ultimo puparo siracusano, erede dell’antica tradizione di Don Ignazio Puglisi, uno dei più importanti esponenti di quest’arte dimenticata. È anche il curatore del Museo dell’Opera dei Pupi di Sortino, dove sono esposte tutte le marionette storiche, ma anche il palco, sui cui ancora si allestiscono spettacoli ed i cartelloni originali dei tour “muti” (perché il pubblico medio non sapeva leggere). Durante la visita, con passione, rima e poesia, Gianfranco non smette di recitare, declamare, interpretare i brani delle grandi epopee dell’Orlando Furioso, Innamorato e Ritrovato, la base letteraria degli spettacoli itineranti, che ancora mette in scena in tutta la Sicilia. Su appuntamento è possibile assistere anche alle fasi di creazione della marionetta, soprattutto nella battitura del ferro delle armature e degli elmi.
A’ Sciuta - Non è uno spettacolo per deboli di cuore. Allo scoccare del mezzodì del 29 giugno, quando la pesante statua di San Paolo esce portata a braccia dalla bella cattedrale di Palazzolo, la terra trema, il cielo si oscura per i fumi dei petardi e dei fuochi d’artificio, tanto da mancare il respiro. È una professione di fede potente e scenografica, che coinvolge fedeli di ogni età, dai neonati sollevati dalla folla sino agli occhi del Santo, ai giovani che sorreggono la pesante statua, ai panettieri che offrono gratuitamente i loro pani a forma di serpente, alle madri che li acquistano con offerte salatissime per il pranzo della festa, sino ai nonni che conducono gli animali per la benedizione.
SCHEDA TECNICA
Punto di partenza: Ferla; Punto di Arrivo: Sortino; Lunghezza: circa 13 km senza salire a Pantalica; Durata: una giornata; Dislivello: 80 m se si rimane sul corso del fiume; altri 300 mt. in unica rampa, per risalire verso la necropoli.
Note: molto impegnativo (300 m) il dislivello tra il corso del fiume (Valle Anapo) e la zona archeologica (Necropoli di Pantalica). Altrimenti percorso facile, nonostante la lunghezza, perché le pendenze sono minori del 3%.
MAPPA