Monte Cusna



Il Gigante Addormentato. Itinerario invernale da percorrere a piedi con le ciaspole.

C’è una foresta così maestosa nell’Appennino che può vantare il titolo di Abetina Reale. Mantiene intatti i suoi confini da quasi un millennio, non incontaminata, ma preservata “sostenibilmente” dallo sfruttamento del suo prezioso legname.  Sui versanti ripidi del monte Prado - la vetta più alta della Toscana, “gemella” del Monte Cusna emiliano - crescono i rari abeti bianchi apprezzati per la carpenteria e la costruzione di navi. Già Matilde di Canossa ricavava da questi boschi parte della sua ricchezza e del suo potere. Nel 1415, diventarono dominio dei Duca d’Este, che crearono la prima storica segheria, sfruttando le acque del torrente Dolo, a Civago. L’antico insediamento Ligure-Longobardo di epoca etrusca aveva sempre funzionato come stazione di posta lungo la via delle Forbici, una variante della più nota via Bibulca romana tra Modena e Lucca, che permetteva il transito di due buoi appaiati. Tanta fatica per aggirare il Monte Cusna, la seconda vetta più alta dell’Appennino, un tempo spauracchio di ogni viandante. Accessibile solo ai pastori in estate e ai briganti in fuga, è oggi invece meta ambita per ciaspolatori e scialpinisti. Il suo profilo da uomo sdraiato, con il Sasso del Morto e il Monte La Piella, ha dato vita alla leggenda del Gigante Addormentato, che proteggeva i pascoli dalle invasioni nemiche e ha dato il nome all’ex Parco del Gigante (oggi Parco dell’Appennino Tosco-Emiliano).

PERCORSO

Per la salita invernale al Cusna (2120 m), uno dei percorsi più dolci parte dal Rifugio Monte Orsaro (m. 1300, Villa Minozzo-Febbio). Con la carrareccia si sale sino al Passo del Monte Cisa (non il Passo della Cisa automobilistico), lungo il sentiero per Monte Bagioletto, camminando in gran parte nel bosco. Arrivati al valico, si prende a sinistra seguendo i segnavia, per Le Prese (m.1768), sella panoramica di raccordo dei molti sentieri per la vetta, dove finisce la traccia fornita. Solo gli escursionisti esperti possono raggiungere la vetta, per cui serve attrezzatura da ghiaccio, su un percorso disagevole in diagonale a metà cresta, esposto al forte vento.

HIGHLIGHTS

L’Atelier delle acque e delle energie - La grande protagonista dell’Appennino Settentrionale è l’acqua. Lungo i torrenti si sono sviluppate le prime strade carrabili. Con l’acqua si muovevano i mulini, per la farina di castagne o di ceci e si spostavano i tronchi. Con la forza dei fiumi, sin dal secolo scorso, si produceva energia elettrica, con dighe e sbarramenti. A Ligonchio, negli edifici storici della centrale Enel, ancora in funzione dal 1922, c’è l’Atelier Di Onda in Onda, un museo-laboratorio dove è possibile sperimentare con giochi interattivi, tutto ciò che riguarda acqua, potenza, energia e forza. Su prenotazione, visita guidata alla Centrale, con le antiche turbine.

L’Abetina Reale - Il Rifugio Segheria a Civago prende il nome e parte delle strutture dall’antica fabbrica dei Duca d’Este, del XVIII secolo. Ancora nei primi decenni del XX secolo, la segheria dava lavoro a 1000 operai ogni estate, con mensa, forno, cappella, baracche in legno come dormitori e, dal 1950, una centralina idroelettrica che forniva elettricità alle seghe, prima mosse a mano o con meccanismi idraulici. In un primo tempo, il legname veniva esportato per fluitazione lungo il Dolo, poi, grazie ad alcune teleferiche, verso la strada delle Radici. Ma anche dopo l’apertura della strada per le Forbici nel 1920, i muli e i carbonai frequentarono l'area fino all'abbandono nel 1965.

SCHEDA TECNICA: Punto di partenza: Rifugio Monte Orsaro (1300 m); Punto di arrivo: Le Prese (1768 m); Lunghezza: 5,4 km ; Dislivello: 560 m ; Durata: almeno quattro ore con le ciaspole.

Note: percorso agevole e di facile orientamento sino a Le Prese, nonostante la lunghezza, solo escursionisti esperti sino alla vetta (traccia non fornita).

MAPPA



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