La vita di Federico Valicenti è una sperimentazione continua tra i pini loricati, Terranova di Pollino e l’intera Basilicata. I suoi piatti sono il frutto di viaggi e scoperte su strade, sentieri, borghi, cantine e cucine della Lucania. Ha viaggiato in profondità per farsi raccontare da uomini e donne come e cosa si mangia nelle loro case; e soprattutto cosa hanno appreso da mamme, nonne, zie; di matrimoni, funerali e ricorrenze popolari. E ora lui è diventato un gastrofilosofo che si presenta col phisique du role dell’oste saggio e ottimista, artista dell’intrattenimento spontaneo. I racconti cominciano nell’orto dove Valicenti si districa con difficoltà in una giungla di zucche, pomodori e piante aromatiche. Entra e esce dalla cucina, parla con gli occhi e col sorriso e condisce tutto con l’entusiasmo, una spezia sempre presente nella sua vita.La storia comincia nel 1981 con una pizzeria - ristorante - bar. “Non sapevo friggere neanche un uovo e il perché ho aperto il ristorante a Terranova rimarrà un mistero. Ho capito subito però che la cucina per me era un modo importante di comunicare; e ho scoperto così il modo per aprirmi, cercare, amare il mio territorio”. Le fortune gastronomiche di Valicenti iniziano con la coscia d’a zita (la coscia della sposa), vale a dire la coscia dell’agnello cotta in un sugo chiamato ragone e destinata come forma di indennizzo allo sposo che doveva subire la terribile usanza dello jus primae noctis che l’aristocratico del paese, barone o conte, faceva valere nei confronti delle novelle spose. Valicenti riprende l’antica ricetta togliendo la coscia dal sugo e cuocendola col solo calore di riverbero del mattone
Luna Rossa alle falde del Pollino
Testo e foto di Enrico Caracciolo
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