L’Osteria Borgo dei Fumari è nata nel 2007 per ispirazione di Lino Guarascio, illuminato rabdomante del tempo perduto. Lino è molto più prosaicamente uno chef calabrese trapiantato. Arrivato da San Giovanni in Fiore, cercava un luogo dell’anima in terra d’Abruzzo e così riportò alla vita una vecchia casa di Prata d’Ansidonia che non voleva nessuno, malandata finché si vuole ma non quanto le abitazioni diroccate che le stavano intorno. In più c’era un terrazzino da cui Lino, come un “sovrano del nulla”, dominava il mondo. È qui che andò ad abitare. E qui ha creato l’osteria. Il locale negli anni ne ha superate di tutti i colori. Come una sorta di Fort Apache ha resistito persino al sisma del 2009: lo chef ha stoicamente continuato a spiattellare proprio al confine della “zona rossa”. Uno camminava in un paese spopolato e all’improvviso, a pochi metri dalle macerie, proprio quando stava per andarsene, si ritrovava di fronte il raffinato tempio della gastronomia che Lino aveva ristrutturato affidandosi ad un sapiente restauro conservativo. Ogni stanza, calda e accogliente, ha un nome, della luna, della civetta, dei mattoni, del camino, arredi d’epoca, travi lignei originali e naturalmente gli antichi camini, i fumari, che come un tempo, da qui il nome dell’osteria, continuano a fumare. Oggi davanti al locale ci sono il Cantinone con la vecchia stufa e a cinquanta metri, il luogo magico ricavato in una casa settecentesca crollata un centinaio di anni fa. “È stato la realizzazione di un sogno a cui tenevo molto”, dice Lino. Si tratta di una sorta di teatro a cielo aperto, un orto-giardino con l’antico basolato, i balconcini, il gazebo in ferro. Aspetta solo il tocco finale: l’ulivo secolare e la macina ottocentesca. Lino non si è mai discostato dalle specialità della casa e così troverete ravioli con zafferano e tartufo, fettuccine ai porcini e carboncelli, agnello alle erbe aromatiche con anice stellato, chitarrine con croccante di pancetta, zucchine e zafferano, petto di faraona con radicchio e aceto balsamico, primo sale alla griglia di Castel del Monte con canditi di arance e mosto cotto. Le amichevoli conversazione con Lino sono il miglior condimento.
Prata d’Ansidonia, l’osteria di Lino
Testo e foto di Paolo Simoncelli
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