Do’ Priuri Antonimina


Testo e foto di Paolo Simoncelli

S’aggira tra i tavoli. Appare all’improvviso. Brinda coi clienti e scambia battute. Mimmo u priuri, cappellino e occhialini, è l’istituzione di Antonimina. E la sua osteria naturalmente, Do' Priuri, che sta nel cuore del borghetto, a sua volta nel cuore delle montagne calabre, nel Parco dell’Aspromonte. Qui si mangia e si spiattella dove un tempo brulicava l’attività di un frantoio. La cucina ovviamente è casereccia, territoriale: affettati e formaggi nostrani, polpette di ricotta, pappardelle al cinghiale, rigatoni alla ‘ntoniminara con sugo di salumi, salsiccia e pancetta, maccheroni al grano Majorana del territorio col sugo di capra, ricotta, freschissima, patate locali fritte rigorosamente con la buccia, frittelle di zucchine, jaluni (dolce di ricotta). I Milingiani ‘mbuttunati invece, melanzane ripiene di spezie, passata di pomodoro e mollica di pane, sono da tempo “Patrimonio dell’Umanità”. Non manca il menù allo stocco: antipasto allo stocco, linguine allo stocco, stocco alla trappitara, stocco arrostito, stocco alle patate al sugo. La perla finale è il gelato artigianale della casa. Squisito il gusto a base della nocciola tonda della Calabria. C’è anche il testamento spirituale di Mimmo, una sorta di Tavola della Legge appesa a una parete della locanda. Veni e mangia do priuri ca trovi amici, e si Mimmo grida non schiantari è boni i cori… è u modu soi i fari.



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