Saverio Rotundo detto U Ciaciu, una delle espressioni più originali e dimenticate della Calabria, lui stesso opera d’arte, è morto novantaseienne qualche anno fa. Era maestro nel fondere i metalli, soprattutto riciclatore di materiali, di memorie. A volte li assemblava con creatività aliena, altre li esponeva come li trovava, in simbiosi col “ready-made” di Duchamp. Saverio se ne stava spesso nel laboratorio in cima alla scaletta di piazza Garibaldi con le sue opere. Le esponeva qui ma aveva colonizzato altre parti della città, amatissimo dalla critica, indifferente ai catanzaresi e ai miopi amministratori locali, ignari del privilegio di centellinare una quotidiana dose di genialità. Nell’arcano, evocativo ambiente, oltre al cartello “visitate l’incapacità”, ci sono diverse opere assemblate con arrugginiti ferri di cavallo: il monumento alla memoria di Mussolini, una Madonna degli anni ’50 che ha vecchie candele d’auto per orecchini e un arrugginito volante tra le mani, un uomo-bestia con le corna. “L’uomo bestia”, spiega Stefano Morelli, amico e depositario spirituale del maestro,“incarnava l’ideale di artista di Saverio. L’artista non può fare a meno dell’arte come l’uomo non può fare a meno di cacciare”. Un bellissimo video di Stefano rimanda immagini e parole del maestro: il testamento di una vita in cinque minuti. Sparse qua e là, tra polvere e abbandono, ci sono le sue “opere-manifesto”. Una dice così: Saverio U Ciaciu, recita da pagliaccio alle ore 18….”. Un altro così. Oh Dio? Dammi la forza per il disordine che sto creando e perdona chi insulta l’arte. Grazie del dono che ci hai dato acchè gli artisti non si suicidino più.
Catanzaro, U Ciaciu e la Galleria dell’Abbandono
Scritto il 27/05/2024
Testo e foto di Paolo Simoncelli
#Ispirazioni #calabria #catanzaro #saveriorotundo #UCiaciu #artecontemporanea #genialità #riciclo #abbandono #artistadimenticato